Ciao, di quale emozione ti nutri in questo momento?
Questa mattina passeggiavo per il centro di Milano verso la Società Umanitaria dove sto tenendo delle lezioni sulla comunicazione all’interno di un corso professionale. Osservando le persone che incrociavo lungo la strada ho notato dei sorrisi brillanti e degli occhi curiosi. Al primo segno di primavera per molti di noi accade qualcosa di speciale. Qualcosa che ha a che fare con la gratitudine.
A lezione abbiamo parlato di come sia possibile migliorare la propria comunicazione con la gratitudine e di come si possa provare a credere di cambiare le cose. Anche quando appare molto difficile.
Nelle mie lezioni si scrive molto a mano. Una pratica che abbiamo dimenticato ma che innesca nel nostro cervello qualcosa di incredibilmente magico: fa ricordare. Non c’è azione più potente della scrittura se accompagnata da uno stato di flusso. Emerge l’insospettabile.
Solitamente, quando nell’aula si scrive c’è silenzio. A volte metto una musica di sottofondo che sia di ispirazione. E io mi prendo il tempo per osservare. Ascolto i sospiri delle persone che sono in viaggio dentro se stesse, mi perdo nelle espressioni del viso. Mi sembra quasi di partecipare alla storia di ognuno. Di esserci dentro. Un privilegio che mi commuove ogni volta.
Anche oggi è andata così.
Anche oggi qualcuno ha lasciato andare delle lacrime. Profonde, delicate e liberatorie. Accade ogni volta. Anche se non me lo aspetto mai. E succede perché la gratitudine ha il potere di toccare delle corde che nessuno osa mai sfiorare.
Ma lei sì. Lei si prende quel diritto se le diamo il permesso.
Lo fa con straordinaria delicatezza e quasi in punta di piedi.
Lo fa se il tempo, luogo e spazio lo consentono.
Sfiora le emozioni e queste si fanno riconoscere.
Emozioni. Come quelle che ho visto sui visi sorridenti per strada e negli sguardi curiosi. La primavera è la stagione del risveglio delle emozioni. E oggi in aula le ho sentite tutte: arrivavano da lontano, nel profondo. Da quel luogo in cui non osiamo mai andare.
Ed è allora che l’ho riconosciuta.
Era lì davanti a me.
La vulnerabilità che può diventare una forza straordinaria.
Era lì con fare timido e riservato.
C’è ancora chi pensa che sia un limite.
Non lo è.
Nessuno può toglierci la scelta di essere prima ancora di fare. Questo la gratitudine me lo ha insegnato bene.
Anzi no, c’è qualcuno che può impedirci di fare questa scelta. Siamo noi.
“Oggi mi hai fatto sentire di poter essere chi sono” mi ha scritto dopo la lezione una delle persone presenti in aula. “Sei tu che hai capito di poter essere chi sei” le ho risposto.
Se solo ci dessimo il permesso.
Buona giornata,
Assunta
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