Buona domenica,
ieri mattina guardavo la nebbia fuori dalla finestra e pensavo a quante volte nella vita viviamo dei momenti nebbiosi. Quelli di confusione, paura, incertezza.
Vado ma non so dove sto andando.
Intravedo ma non vedo chiaramente.
Capitano a tutti, anche a chi sceglie un mindset positivo o percorsi come la gratitudine. Le differenze sostanziali tra chi lo fa e chi no sono due:
la capacità di riconoscere il momento, stare nel flusso e osservare cosa accade
la possibilità di gestire le emozioni e di far durare il momento il meno tempo possibile.
Questi due aspetti sono i nostri migliori amici. Arrivano dopo un intenso allenamento alle abitudini costruttive e un grande lavoro di profondità. Alcune idee (50 per l’esattezza!) su come allenarti le trovi nell’ebook gratuito “Lavora con Gratitudine” che puoi scaricare qui. Si parla soprattutto dell’ambito professionale ma sono spunti adattabili a ogni situazione.
Può esserti utile.
E ora, il tema di questa settimana.
La gratitudine ha dei limiti
Ci sono stati momenti, in passato, in cui ho sentito la fatica della gratitudine. Quella sensazione di obbligo che non mi faceva stare bene. Sono stati momenti duri quelli. Da un lato ero ben consapevole di come la gratitudine potesse rafforzare il proprio benessere neutralizzando le emozioni negative, dall’altro sentivo una profonda forzatura nell’essere grata.
È difficile sentirsi gelosi, risentiti, arrabbiati o ansiosi quando si prova anche gratitudine. Essa ci offre un punto di vista panoramico che - è indubbio - aiuta a far fronte alle avversità, alle sfide e allo stress.
Allora perché quella fatica? Credo che il motivo sia da ricercare nella propria storia personale.